Quest’oggi vi parlerò di un bellissimo sogno: il sogno che ogni degno nivofilo vorrebbe vivere annualmente sulla propria pelle.
Siamo continuamente bombardati, specie nella stagione invernale, da queste benedette isoterme: numeri e numerini che secondo il pensiero collettivo sanciscono indiscutibilmente la quota neve di una certa località. Si vengono a creare paranoie, dubbi, presunti limiti e limate fino all’evento stesso. Nella maggior parte dei casi è così; -3/-4 a 850hpa, ventilazione nulla, qualche precipitazione e la nevicata è servita. Ma se vi dicessi che queste non sempre sono indispensabili per una buona nevicata sul piano?
Certo, la previsione di una nevicata, per quanto possa sembrare banale è normalmente assai complessa e dipende da un insieme di fattori come qualsiasi altro evento meteorologico. Se ne vedono di cotte e di crude, ma per questa volta passatemi questa generalità.
Qual è allora quell’ “ingrediente” che permette la neve sul piano con isoterme ben più alte (in quota) dello standard? L’ omotermia.
Dicesi omotermia, durante un evento meteorologico, quella condizione che permette di annullare un gradiente termico verticale. Questa condizione generalmente si viene a formare durante precipitazioni abbondanti e costanti, in assenza di vento e possibilmente in presenza di cuscinetto freddo al suolo (quando parliamo di nevicate). Ancora dubbi? Ricordate nell’articolo precedente quando descrissi i due gradienti adiabatici e le loro rispettive variazioni ogni 1000 m di altezza? 5 gradi in meno ogni 1000 m di quota se si tratta di aria satura, 9.8 se si tratta di aria secca?
Bene, durante l’omotermia questa differenza tende ad annullarsi.
Come mostrato dalla grafica, durante l’omotermia, la differenza di temperatura è minima tra le varie. Ovviamente è una condizione comune in qualsiasi valle, nulla di eccezionale o improponibile. Ma allora perché proprio la val d’Ossola?
Iniziamo descrivendo questa valle.
Questa valle riesce incredibilmente a distinguersi proponendo delle omotermie uniche e talvolta anche tardive (nei mesi primaverili) con isoterme che all’apparenza non suggeriscono affatto nevicate sino al piano. Prendiamo il caso più recente datato 4 aprile 2019. Vediamo che in quota l’archivio storico di GFS pone a stento una 0°C a 850hpa durante l’evento. Una isoterma che in condizioni normali farebbe registrare temperature come la figura di destra (prima immagine) con fenomeni nevosi a partire dai 1100 m di quota. In questo caso la città di Domodossola, posta ad una quota media di 250 m, vide, come riporta datimeteoasti.it ben 16 cm di neve! Ed un metro a 1300 m.
“L ’anticiclone ritiratosi in Atlantico permette la discesa di una profonda saccatura nord-atlantica che attiva intense correnti umide da sud-sud-ovest in grado di apportare ingenti nevicate sulle Alpi in quei settori maggiormente esposti al flusso libecciale.” Come riporta il medesimo sito. Ciò conferma le straordinarie capacità di questo magnifico posto. E mentre qualche fiocco giunge sul piano in queste circostanze, il richiamo umido da S/SW fa si che la quota neve nelle immediate vicinanze sia ben più alta di diverse centinaia di metri.
Sia chiaro, non parliamo necessariamente di accumuli ingenti. Anzi, quando capitano questi eventi di omotermia estrema, gli accumuli si rivelano modesti e talvolta nulli. Basti pensare che la città Domodossola ha una media nivometrica di circa 50 cm (ahimè in diminuzione), dunque non lontana da altre città come Como, Trento o qualsiasi altra località di bassa montagna dell’ italia centro meridionale. Ma è comunque eccezionale vedere e leggere di questi fenomeni. Mi sarebbe piaciuto spendere due parole anche per il cuneese, altra zona che meteo appassionati conoscono bene e mi auguro che si possa presentare l’occasione per parlarne.
Christian B.
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