La nebbia è, essenzialmente, una formazione nuvolosa a contatto con il suolo e come le nubi si origina per condensazione. Il vapore acqueo in contatto con il terreno aderisce alle particelle di pulviscolo atmosferico e condensa. Anche se la maggior parte delle nebbie sono costituite da goccioline d’acqua, nelle regioni polari dove le temperature scendono sotto i -30 gradi possono essere composte da cristalli di ghiaccio. (Questo particolare fenomeno si può notare anche nei mesi invernali nei grandi altipiani abruzzesi, video seguente girato da me personalmente)
La foschia, confusa spesso con la nebbia, è in realtà un insieme di piccole gocce d’acqua sospese che non riducono la visibilità. Le goccioline di nebbia si formano o per aumento del vapore acqueo o per raffreddamento dell’aria; in base a ciò appena detto, possiamo parlare di diverse tipologie di nebbia:
- Nebbia da avvezione – Si forma quando l’aria umida scorre sopra il terreno freddo e viene così raffreddata. Questo fenomeno si verifica spesso in Italia quando arriva una debole perturbazione da Ovest; l’aria umida occidentale viene fermata dall’aria fredda preesistente creando la nebbia, soprattutto al Nordest.
- Nebbia da umidificazione – Si crea quando l’aria fredda passa sull’acqua molto più calda. La nebbia da umidificazione è frequente nelle regioni polari, e intorno ai laghi più grandi e più profondi nel tardo autunno e all’inizio dell’inverno, spesso causa nebbia ghiacciata o talvolta brina.
- Nebbia congelantesi – Si verifica quando le goccioline di nebbia si trovano allo stato liquido nonostante la temperatura dell’aria sia inferiore agli 0 °C. Quando vengono a contatto con una superficie formano depositi di ghiaccio, chiamati galaverna, calabrosa o ghiaccio chiaro. Questo fenomeno è frequente sulla cima di quelle montagne che sono esposte a un debole vento.
- Nebbia frontale (o da precipitazione) – Si forma quando una precipitazione cade nell’aria secca dietro alla nube. Le goccioline liquide evaporano in vapore acqueo. Il vapore acqueo si raffredda e al punto di rugiada condensa e forma la pioggia.
- Nebbia ghiacciata (o velata) – E’ quel tipo di nebbia dove le goccioline si sono congelate a mezz’aria in minuscoli cristalli di ghiaccio. Generalmente ciò richiede temperature ben al di sotto del punto di congelamento (solitamente inferiori a -30 °C, nonostante si possa avere sopraffusione fino a -40 °C) e quindi questo tipo di nebbia è comune solo nell’area e nei dintorni delle regioni artiche ed antartiche. Una precipitazione di aghi di ghiaccio simile alla nebbia ghiacciata ma che si verifica con cielo sereno e non provoca diminuzione di visibilità si chiama polvere di diamanti.
La nebbia può essere magica o tranquillizzante, ma è anche pericolosa visto che riduce la visibilità. Nelle città i milioni di particelle sospese presenti possono formare fitte nebbie. Lo smog è una combinazione di nebbia e polvere o fumo.
Il gelicidio un fenomeno raro che in Italia si verifica esclusivamente nel periodo invernale. Le statistiche dicono che privilegia il periodo tra metà dicembre e metà gennaio. È un fenomeno che porta alla formazione di uno strato più o meno spesso di ghiaccio trasparente, compatto, duro e resistente, nonché liscio che ricopre strade, marciapiedi, alberi, arbusti, cavi elettrici, steli dell’erba; è pericoloso in quanto invisibile e molto scivoloso per pedoni, auto e piste di decollo o atterraggio degli aeroporti. Questo tipo di ghiaccio è noto come ghiaccio vetrone, perché dall’aspetto simile al vetro.
La galaverna e’ un deposito di ghiaccio in forma di aghi, scaglie o superfici continue dall’aspetto opaco-biancastro perché le goccioline di una nebbia, essendo molto piccole ghiacciano all’istante, inglobando anche aria non sfuggita al brusco e gelido contatto.
In presenza di nebbia sopraffusa e di vento forte, il rivestimento intorno alle superfici segue la direzione del vento, cosicché si formano talora, specialmente intorno ai tralicci di metallo ed ai fusti delle piante, delle specie di lame di ghiaccio biancastre, irregolari e dentellate, larghe anche 20 centimetri e più; il fenomeno è noto come calabrosa.
La rugiada o la brina che si formano sulle superfici come l’erba di un prato sono causate dalla saturazione in vapore acqueo dell’aria vicino al suolo. Rugiada e brina si formano durante la notte quando l’aria è umida vicina al terreno si raffredda raggiungendo il suo punto di rugiada (dew point), cioè la temperatura alla quale il vapore acqueo comincia a condensare. Si sviluppa la rugiada quando il vapore acqueo condensa a temperature di rugiada superiore al punto di congelamento dell’acqua (0°), mentre si sviluppa la brina quando la saturazione avviene a temperature inferiori a a 0°. La galaverna è una forma più densa di brina che si forma quando il congelamento delle gocce d’acqua avviene a temperature molto basse.
Alessandro SbrigliaTrovi tutti i nostri articoli didattici qui —> MeteoPills