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Quokka
Il Quokka (Setonix brachyurus) è un piccolo marsupiale appartenente alla famiglia dei Macropodidi, ed è l’unico membro del genere Setonix.
Questo animaletto è particolarmente noto per la sua buffa espressione sorridente ed è considerato l’animale più felice del mondo. In realtà è una specie a rischio di estinzione e necessita di essere tutelato.
Conosciamolo meglio!

Distribuzione e habitat del Quokka
Il Quokka è originario dell’Australia. Oggi è esclusivamente presente in delle zone limitate dell’Australia sudoccidentale (dove sta diventando molto raro) e in alcune isole vicine alla costa, in particolare le isole di Rottnest e Bald.
Popola prevalentemente le zone a folta vegetazione e le boscaglie semi-aride. Non ama invece gli spazi ampi e aperti, perché predilige gli ambienti in cui può facilmente nascondersi dai predatori.
Descrizione del Quokka
I Quokka sono dotati di pelo spesso, ruvido, grigio-marrone con parti inferiori più chiare. Gli esemplari maschi crescono fino a 54 cm di lunghezza e pesano fino a quasi 5 kg, mentre le femmine misurano al massimo 50 cm, per un peso fino a 3,5 kg.
Il Quokka possiede una coda di circa 25 cm, a pelo corto, che si assottiglia verso l’estremità, simile a quella di un topo.
Il suo muso è ovale, con guance paffute, occhi grandi e tondi, e orecchie piccole.
La sua naturale espressione gli conferisce un aspetto costantemente sorridente.


Alimentazione del Quokka
Il Quokka è un erbivoro. Si ciba di foglie, piante succulente, graminaceae, frutti e tenere radici. Secondo uno studio, il loro cibo preferito è la Guichenotia ledifolia. Spesso si nutre di lumache per soddisfare le carenze di azoto.
Riesce a resistere a lunghi periodi di siccità, in quanto riesce a rimanere idratato attraverso le sostanze nutritive che ricava dalle piante.
Comportamento del Quokka
Il Quokka è un animale prevalentemente notturno che ha modificato le sue abitudini in seguito alla crescente promiscuità con l’uomo, da cui riceve cibo e attenzioni (alimenti di provenienza umana, come il pane, sono grandemente nocivi per il piccolo animale ed è perciò severamente vietato dare cibo ai Quokka).
Il Quokka è un mammifero gregario che, nelle zone dove il cibo è maggiormente disponibile, vive in gruppi numerosi. Questi mammiferi, nonostante vivano all’interno di colonie, non socializzano tra loro. Non hanno struttura sociale né giocano insieme. Conducono vite solitarie e si incontrano soltanto per ragioni alimentari, di sicurezza e riproduttive.
Trascorre gran parte del suo tempo arrampicato su alberi e arbusti, in aree caratterizzate da una fitta vegetazione, per potersi nascondere agevolmente dai predatori.
I suoi movimenti sono simili a quelli del canguro, si basano su una serie di grandi e piccoli balzi.
Quando le femmine vengono minacciate da qualche predatore, non è raro che decidano di sacrificare il loro cucciolo lanciandolo. In questo modo il cucciolo, agitandosi, attirerà su di sé l’attenzione del nemico permettendo la fuga.
Riproduzione del Quokka
Il Quokka non è vincolato a una particolare stagione riproduttiva, può accoppiarsi in ogni periodo dell’anno.
Il maschio torna dalla stessa compagna per diversi cicli di riproduzione, ma più che per monogamia o affetto, pare essere una questione di convenienza o sopravvivenza.
La gravidanza dura un mese e viene dato alla luce un solo piccolo. Il cucciolo di Quokka viene allattato per alcuni mesi e accudito dalla madre per circa un anno. In particolare, i cuccioli di Quokka vengono custoditi nella tasca della madre fino a quando non sono abbastanza grandi da potersi definire autonomi e in grado di difendersi: dopo sei mesi, vengono incoraggiati a lasciare il marsupio materno per iniziare a procacciarsi il cibo da soli, mentre a 10-12 mesi possono considerarsi indipendenti.
Il maschio si occupa di difendere la compagna durante la gravidanza, ma si disinteressa della madre-figlio dopo la nascita.
Questi mammiferi sono capaci di un mettere in atto una “pausa embrionale” o “impregnazione ritardata”. Significa che una femmina può accoppiarsi con un maschio, ma ritardare lo sviluppo del feto fino a quando le condizioni sono favorevoli per poter crescere un cucciolo.
Curiosità sul Quokka
- Il Quokka è una specie protetta.
- Il Governo australiano ha istituitoregole rigide: accarezzare, toccare o peggio ancora prenderlo in braccio potrebbe comportare, oltre a lesioni da parte dell’animale medesimo, anche multe salate.
- È severamente vietato portarne fuori dall’Australia. Tentare di trasportarli al di fuori del loro territorio è un crimine gravissimo. Di conseguenza è illegale comprare o adottare una di queste creature per farne animali domestici.
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Fennec
Il fennec (Vulpes zerda) è un piccolo canide appartenente al genere Vulpes.
Questa specie è comunemente nota come volpe del deserto o come volpe del Sahara.
Si pensa che il termine “fennec” derivi dalla parola araba fanak, che significa proprio volpe, mentre “Zerda” è una parola greca che significa “asciutto” e fa riferimento all’habitat naturale di questo animale.
Questo piccolo animale si è adattato perfettamente ai climi aridi del Sahara in diversi modi. Vediamo come!
Distribuzione e habitat del fennec
Descrizione del fennec
Il fennec è il canide più piccolo al mondo. In media non supera i 1.5-2 kg. È alto 20 cm ed è lungo 30 cm. Possiede una coda molto lunga di circa 25 cm.
Presenta un muso piccolo e appuntito e delle grandi e lunghe orecchie a parabola che servono a termo-disperdere il calore e garantiscono anche un ottimo udito. Queste, rispetto al cranio, risultano spropositate.
Il pelo è folto e lungo. Il colore è una variazione sui toni del marroncino-crema con macchie bianche: permette di respingere il sole durante il giorno, mentre conserva il calore per la notte. Inoltre consente un’ottima mimetizzazione nel deserto.
Le zampe sono anche esse fittamente ricoperte di pelo per proteggere i cuscinetti dall’infuocata sabbia del deserto.

Alimentazione del fennec
Il fennec è onnivoro. Si nutre principalmente di insetti quali cavallette e locuste, ma anche di lucertole, gechi, piccoli uccelli, uova, piccoli roditori, frutti e tuberi.
È un cacciatore solitario dotato di un udito particolarmente sviluppato. Questo gli consente di individuare la prede che si nascondo sotto la sabbia.
Può vivere senza bere per lunghi periodi: ricava la poca acqua di cui ha bisogno mangiando la rada vegetazione desertica e dalle prede.
Comportamento del fennec
Come la maggior parte degli abitanti del deserto, il fennec preferisce uscire di notte, quando l’ambiente rinfresca. Anche se non è raro avvistarlo con il giorno.
Trascorre le ore più calde all’interno di labirintiche tane da lui scavate. Le tane sono formate da una vasta rete di tunnel e spesso prevedono diversi ingressi da cui i fennec possono fuggire in caso di pericolo. Normalmente le tane vengono scavate sotto i cespugli cosicché le radici delle piante funzionino come supporto per le pareti dei tunnel.
È una specie molto territoriale.
Queste volpi sono estremamente socievoli e vivono in piccoli branchi familiari, in genere composti da una coppia monogama di genitori, dai cuccioli e dai figli più grandi, che aiutano il branco finché non si rendono indipendenti per fondare una loro famiglia.
Sono agili saltatori in grado di balzare a un metro di distanza in un attimo per catturare le prede.
Oltre ad avere un udito molto fine hanno anche una vista sviluppatissima che gli permette di vedere chiaramente sia nelle ore più assolate del giorno che durante la notte.

Riproduzione del fennec
Il fennec è una specie monogama. L’accoppiamento avviene in primavera e la gestazione dura circa 50 giorni. Solitamente vengono partoriti 2-5 cuccioli. L’allattamento dura un mese.
Durante questo periodo i maschi portano il cibo alle femmine e difendono la tana senza entrarvi, fino a quando i cuccioli non verranno svezzati.
I cuccioli raggiungono la maturità sessuale verso i 9-11 mesi.
Verso del fennec
I fennec si esprimono attraverso frequenti e svariate vocalizzazioni. Sia gli adulti che i cuccioli piagnucolano, ringhiano, latrano ed emettono a ripetizione brevi e rumorosi urli.
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Tortora selvatica: un timido uccello di campagna in serio declino
La Tortora selvatica (Streptopelia turtur, Linnaeus 1758) è un uccello dell’ordine dei columbiformi, appartenente alla famiglia dei Columbidi.
È decisamente più piccola e meno pallida della Tortora dal collare, infatti ha la coda meno lunga, la testa più piccola ed il collo sottile. Ai lati del collo presenta una macchia a strie bianche e nere, mentre le parti superiori delle ali presentano un’elegante colorazione rossastra; il petto è rosato.
È di medie dimensioni. La lunghezza varia tra 26-28 cm. Ha un’apertura alare di 45-50 cm e un peso intorno ai 100-180 gr. Il volo è caratterizzato da battiti rapidi e ondeggianti.
Dove nidifica la tortora selvatica?
L´ habitat di nidificazione è piuttosto vasto, racchiude una grande varietà di ambienti ove è presente una certa copertura arboreo-arbustiva. Predilige ambienti semi-aperti, quali: cespuglieti, boschetti, margini di boschi, filari e frutteti. Il suo nido viene costruito su alberi o in arbusti folti. Si tratta di una struttura molto semplice, composta da rametti.
Si riproduce anche frequentemente in aree coltivate dove siano presenti filari di alberi o siepi fitte e ben strutturate.
In Italia è nidificante e migratrice regolare ed è presente in tutte le regioni, con esclusione delle zone alpine e della catena appenninica; generalmente si ritrova al di sotto dei 1.000 metri di quota.
La sua migrazione primaverile dura dalla seconda metà di aprile fino al completo insediamento della popolazione nidificante a fine maggio. La migrazione post-riproduttiva, verso i quartieri africani, inizia intorno a metà agosto e dura fino a settembre. Il nostro Paese è visitato anche da individui di passo: in autunno transitano soggetti di provenienza centro-europea che discendono la nostra penisola per raggiungere l’Africa attraverso la Libia e la Tunisia, mentre in primavera si assiste alla risalita.
Cosa mangia la tortora selvatica?
La Tortora selvatica si ciba principalmente di semi, foglie e bacche ma non disdegna neppure piccoli molluschi.
Conservazione e gestione
Nella maggior parte dell’areale è stato rilevato, a partire dalla metà degli anni ’70, e più ancora negli anni ’80, un serio declino della specie. Una delle più importanti cause di questo declino va ricercata nella lunga e marcata siccità che ha colpito le regioni del Sahel a partire dagli anni ’70, la quale ha causato una drastica riduzione di cibo e di risorse idriche. Ulteriori concause di questo importante declino sono, inoltre, da ricercare nella trasformazione delle tradizionali colture agricole, in monocolture intensive nei quartieri riproduttivi, a seguito dell’eliminazione della vegetazione dei margini agricoli (filari e siepi), e nella caccia intensa durante le migrazioni.
Canto della tortora selvatica e nido
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Distribuzione e habitat del ghiro
Il ghiro è ampiamente diffuso in gran parte dell’Asia e dell’Europa: il suo areale, infatti, va dal Nord della Spagna fino all’Ucraina e all’Iran. Presente anche nelle maggiori isole del Mediterraneo.
In Italia vive su tutto il territorio (in Sardegna è presente una sottospecie locale).
L’habitat del ghiro è molto vario e va dal livello del mare fino a circa 1500 metri di quota; predilige i boschi misti o di latifoglie, ma si adatta facilmente anche agli spazi abitati dall’uomo ed è possibile trovarlo in parchi, giardini, case di campagna e vecchi alberi, ricchi di numerose e comode cavità in cui rintanarsi.
Descrizione del ghiro
Il ghiro ha un corpo affusolato che difficilmente supera i 30 cm di lunghezza, di cui 13 cm sono di coda. Non pesa più di 100 grammi. È ricoperto da una folta pelliccia bruna-grigiastra lungo tutto il dorso e bianca sul ventre.
La coda è grande e pelosa e solitamente il ghiro la tiene sempre lunga e distesa in posizione orizzontale (fatta eccezione per quando dorme). La sua coda presenta un punto di pre-frattura in cui si stacca con facilità, dando così la possibilità al ghiro di mettersi in salvo e sfuggire ai suoi predatori. Tale fenomeno, detto “autotomia”, è una strategia di difesa che presentano diversi animali; a differenza però della lucertola, la coda spezzata dei gliridi non si riforma, ma rimane più corta.
Sulla parte laterale del muso sono presenti le vibrisse (organi tattili fondamentali per muoversi agilmente anche nel buio).
Gli occhi sono grandi e scuri e le orecchie piccole e tondeggianti.

Alimentazione del ghiro
Comportamento del ghiro
Il ghiro è un animale notturno, esce dai propri nascondigli quando il sole è tramontato e fa le sue attività di notte, fino a quando non spunta di nuovo il sole. A quel punto fa ritorno nella sua tana (costruita con erba, legnetti e rivestita con materiale soffice e morbido) e ci resta tutto il giorno.
È una specie di abitudini gregarie. Sia in letargo che durante tutto l’anno, non vive mai da solo, ma condivide i nidi con tutta la sua famiglia.
Il ghiro è molto agile e ha abitudini arboricole.

Letargo del ghiro
Il letargo del ghiro dura ben 5-6 mesi. Inizia ad andare in letargo a fine ottobre e si risveglia solamente a marzo. Prima di andare in letargo, come tutti gli altri animali, il ghiro accumula riserve di cibo: questo significa che verso settembre inizia a mangiare in grandi quantità e ingrassa, in modo da avere a disposizione riserve di grasso per tutta la durata del suo letargo. Al risveglio il ghiro avrà perso la metà del suo peso iniziale.
Riproduzione del ghiro
In primavera, quando i ghiri si risvegliano dal lungo letargo invernale, hanno inizio gli accoppiamenti. La gravidanza è breve, dura poco meno di un mese, e vengono partoriti 2-8 cuccioli. La tana in cui mamma ghiro accudisce i suoi piccoli viene costruita sulla cima degli alberi, in un posto sicuro e difficilmente raggiungibile dai predatori, diverso da quello che utilizza nel periodo del letargo, che solitamente è localizzato più in basso e vicino al terreno.
I piccoli vengono svezzati e aprono per la prima volta gli occhi dopo tre settimane dalla nascita. Raggiungono la maturità sessuale intorno ai 10 mesi di vita.
Verso del ghiro
Il ghiro squittisce.
Curiosità sul ghiro
- Dal 2006 è stato riconosciuto in Italia come specie protetta.
- I ghiri hanno origini preistoriche e rappresentano gli esemplari più antichi esistenti sulla terradella classe dei roditori: i primi fossili di questo esemplare risalgono al tardo Paleocene e agli inizi dell’Eocene, all’incirca 33-56 milioni di anni fa.
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Volpe rossa
La volpe rossa (Vulpes vulpes) è un animale selvatico appartenente alla famiglia dei Canidi.
Tra tutte le specie di volpi esistenti, la volpe rossa è quella che raggiunge le dimensioni maggiori e che ha un areale più vasto.
Inoltre , in Italia, è il carnivoro selvatico più diffuso.
Distribuzione e habitat della volpe rossa
La volpe rossa è presente in tutto l’emisfero Boreale, dal Circolo polare artico al Nord Africa, in Eurasia e nel Nord America.
È presente in tutta Italia, fatta eccezione per le isole minori.
Predilige gli ambienti miti né troppo caldi né troppo freddi riuscendo a prosperare dal livello del mare fino ai 3000m.
Popola prevalentemente gli ambienti boschivi, ma non è raro incontrarla anche nelle zone di campagna aperta.
Descrizione della volpe rossa
La volpe rossa è un canide di medie dimensioni che può misurare tra i 75 e i 140 cm, per un peso che varia dai 3 ai 15 kg ; queste misure la rendono la più grande appartenente al suo genere.
Il corpo è affusolato ed il muso è allungato, le orecchie sono triangolari, appuntite e dritte, generalmente nere nella parte posteriore ed estremamente mobili.
Le zampe sono corte, ma agili e scattanti.
La sua pelliccia è folta, soffice e dal colore mutevole a seconda delle stagioni e del luogo in cui abita (Il colore, spesso rossiccio, va dal giallo al marrone).
La gola, il ventre e l’estremità della coda sono bianche; quest’ultima è lunga e folta.

Alimentazione della volpe rossa
La volpe rossa è carnivora, ma spesso e volentieri ricorre ad uno stile di vita onnivoro cibandosi anche di frutta e bacche.
Si nutre prevalentemente di insetti, roditori, uccelli, rettili, piccoli mammiferi e piccoli anfibi.
È un’ottima cacciatrice, ma anche grande ladra di uova e grande disturbatrice di pollai.
Comportamento della volpe rossa
Le volpi rosse sono animali crepuscolari; nelle zone molto popolate dall’uomo però sono prevalentemente notturne.
Normalmente le volpi vivono in coppia, con i cuccioli, anche se talvolta è possibile osservarne esemplari solitari o gruppi composti da 4 o 6 adulti. In questi casi c’è una gerarchia ben marcata tra i vari individui, in particolare tra le femmine c’è un sistema gerarchico che limita la capacità produttiva.
Se vivono in contesti sociali, le volpi rosse sono monogame, se no le femmine trovano ogni anno un compagno riproduttivo nuovo. Se la coppia è monogama, il padre partecipa all’allevamento della prole, altrimenti se ne occupa esclusivamente la madre.
Generalmente sono cacciatori solitari e sono animali molto territoriali, anche con il cibo (non condividono il pasto con altri esemplari, fatta eccezione con i cuccioli). Marcano il loro territorio mediante delle ghiandole odorifere poste vicino alla coda.
Hanno la tendenza a fare scorte di cibo, nascondendolo in delle piccole buche da loro scavate.
Le volpe rossa ha un udito sensibilissimo, ciò gli consente di cacciare piccoli animaletti che si aggirano tra l’erba alta. Per catturare le sue prede spicca un balzo in aria formando un angolo di 40°. Con questa tecnica riesce a coprire un’area di 5 metri ricadendo esattamente con le zampe anteriori sulla preda, senza lasciarle scampo.

Riproduzione della volpe rossa
La stagione degli amori ha luogo in inverno, tra dicembre e febbraio. La gestazione dura circa 6-7 settimane e i parti avvengono all’inizio della primavera all’interno delle tane.
Le femmine partoriscono in media 3-5 cuccioli . Durante le prime due settimane di vita, la madre non abbandona i cuccioli, si dedica interamente al loro allattamento e viene nutrita dal maschio. AI termine di questo periodo i piccoli iniziano a prendere i primi cibi solidi, costituiti da alimenti predigeriti dalla madre e poi rigurgitati. Questa tecnica permette di nutrire la cucciolata senza portare le carcasse vicino alla tana e nel contempo fa sì che i piccoli non debbano spostarsi alla ricerca di cibo, esponendosi a eventuali pericoli.
Verso della volpe rossa
Il verso della volpe è noto come guaito o gannito.
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Istrice
L’istrice (Hystrix cristata) è un roditore appartenente alla famiglia degli Istricidi.
È comunemente noto come porcospino.
Distribuzione e habitat dell'Istrice
L’istrice popola gli ecosistemi agro-forestali della regione mediterranea, dal piano basale fino alla media collina. Lo si trova perciò in tutta la macchia mediterranea dell’Italia e dell’Africa fino al nord della Tanzania.
Prevalentemente si aggira tra i boschi cespugliati con zone aperte, sassaie e caverne. Difficilmente supera gli 800 m di altitudine.
Descrizione dell'Istrice
L’istrice è un roditore di medie dimensioni la cui lunghezza media va dai 60 agli 80 cm (più la coda) per un peso che in genere non supera i 25 kg.
La forma del corpo è globosa, con testa tozza, occhi piccoli, orecchie piccole e poco visibili perché ricoperte da setole. Presenza di vibrisse. La coda è corta e provvista di aculei di maggior spessore mentre le zampe sono anche esse corte terminanti con piedi brevi e larghi provvisti di dita ben sviluppate con unghie corte ma ben resistenti.
La parte superiore e posteriore del dorso è ricoperta da grossi aculei, lunghi da 3 a 30 cm, di colore nero con terminazione bianca e con strie biancastre che danno alla parte aculeata un aspetto striato di bianco.
La testa, le spalle e le parti inferiori del corpo sono ricoperte da setole ruvide e solcate che formano una specie di cresta sulla parte superiore del collo di colore bruno scuro con setole biancastre che formano un collarino bianco sotto la gola; le parti inferiori del corpo e i lati delle zampe sono bruno nerastri.

Alimentazione dell'Istrice
L’istrice è un erbivoro. È particolarmente ghiotto delle parti ipogee delle piante erbacee, quali rizomi, tuberi, bulbi e radici, che si procura scavando il terreno con le sue forti unghie. Si nutre anche di varie qualità di frutta, cereali e inoltre rosicchia le cortecce dei tronchi d’albero.
Occasionalmente può comportarsi da spazzino (animali che si nutrono di organismi già morti).
Comportamento dell'Istrice
L’istrice è un animale notturno. Trascorre le ore diurne all’interno della tana da lui scavata e quando esce non si allontana mai di molto dalla sua residenza. Solitamente le tane sono delle cavità naturali che loro allargano e adattano, all’interno della tana viene anche creata un’apposita “stanza” destinata al parto.
Ha un andamento lento e barcollante, l’udito e la vista sono poco acuti ma l’olfatto è fortemente sviluppato. Ha un carattere timido e leggermente scontroso.
Solitamente vive solitario o in piccoli gruppi familiari di 4-6 animali.
Quando minacciato inizia a sfregare violentemente gli artigli delle zampe anteriori contro l’ostacolo più vicino, volge la testa verso l’intruso erigendo gli aculei e vibrando la coda in atteggiamento di difesa sembrando così più grossi.
Non sono territoriali.

Riproduzione dell'Istrisce
L’istrice è un animale monogamo, ossia sceglie il proprio compagno o compagna per il resto della vita.
L’accoppiamento ha luogo in primavera e il parto avviene dopo 90-120 giorni all’interno delle tane, in un nido tappezzato di foglie e fieno. Solitamente vengono partoriti 1-3 piccoli.
Alla nascita i piccoli sono già ben sviluppati, con gli occhi aperti e già dopo una settimana sono in grado di uscire dalla tana. A tre mesi sono potenzialmente indipendenti.
Verso dell'Istrice
Quando disturbati gli istrici emettono soffi e grugniti.
Curiosità
- Le spine dell’istrice non sono velenose e non possono essere “sparate” come molti pensano.
- L’istrice sa nuotare benissimo.
- Nonostante siano erbivori, è stato visto come questi animali raccolgono ossa di altre specie e le conservino. Si ritiene che siano abituati a rosicchiarle, il che consentirebbe loro di limare e affilare i denti, assumendo allo stesso tempo buone quantità di calcio.
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La Gallinella d'acqua: la "mora" delle zone umide
La Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus, Linnaeus 1758) è un’uccello dell’ordine dei Gruiformi, appartenente alla famiglia dei rallidi.
Come la folaga, vola in modo goffo, lento e breve, tenendo le zampe a ciondoloni. Il decollo è lungo, con una fase di corsa sulla superficie dell’acqua. Predilige rifugiarsi a terra, tra la vegetazione bassa e di ripa.
È di medie dimensioni e piuttosto massiccio. La lunghezza varia tra 27-35 cm. Ha un’apertura alare di 50-55 cm e un peso intorno ai 250-420 gr.
È riconoscibile facilmente per il piumaggio completamente nero ed il suo becco rosso brillante con la punta gialla; sulle zampe è presente una sorta di “reggicalze” rosso. Il sottocoda insieme ad una striscia alla base delle ali bianchi, costituisce un segno di identificazione molto evidente, anche a grande distanza; piuttosto simile alla Folaga, la Gallinella d’acqua si distingue per le dimensioni minori e lo scudo frontale rosso.
Il nome “Gallinella” è dovuto alla sua somiglianza, per fisionomia e atteggiamenti, ad una piccola gallina.
Nel nuoto, piuttosto fluido, la Gallinella d’acqua effettua un movimento del capo e del collo che ricorda fortemente quello delle galline; in aggiunta, in caso di emergenza, la Gallinella d’acqua è anche in grado di tuffarsi.
Habitat e areale di diffusione della gallinella d'acqua
La Gallinella d’acqua è una specie tipica degli ambienti acquatici e non essendo elusiva come altri rappresentanti della famiglia, è facilmente osservabile, soprattutto al tramonto quando esce per nutrirsi.
Negli habitat ottimali può raggiungere densità molto elevate, sia in periodo riproduttivo sia durante lo svernamento, quando è solita formare gruppi di numerosi individui. Originariamente era tipica soltanto delle zone palustri, attualmente invece è diffusa anche nei coltivi, caratterizzati dalla presenza di corsi d’acqua, anche se di portata modesta. Si incontra persino nei piccoli canali adiacenti alle strade, purché accompagnati da fasce di vegetazione.
La Gallinella d’acqua è presente in tutti i Paesi europei, compresa la Scandinavia meridionale. Nelle parti sud-occidentali dell’areale continentale è sedentaria o dispersiva, mentre è migratrice (parziale o completa) nel resto del territorio. Un numero ridotto di individui sverna nei Paesi nordici e dell’Est, mentre la maggior parte trascorre la stagione fredda nell’area mediterranea e balcanica. Le rotte autunnali, seguite dalle popolazioni originarie delle aree settentrionali e occidentali, sono orientate in direzione sud-ovest; mentre quelle dei contingenti centrali, si orientano verso sud/sud-est. In Italia la Gallinella d’acqua è nidificante sedentaria, migratrice regolare e svernante. Nidifica sulla maggior parte del territorio, alle quote inferiori ai 500 m s.l.m.
Cosa mangia la gallinella d'acqua?
Dimensione ed andamento delle popolazioni
La Gallinella d’acqua è una delle specie più diffuse al mondo. Comprende più di dieci differenti sottospecie, ed è assente solo dal continente australiano. Le popolazioni europee appaiono stabili o localmente in aumento nelle regioni occidentali, in declino moderato nelle porzioni orientali dell’areale (Heath et al., 2000). Sono state stimate in circa 850-1.000.000 di coppie nidificanti, di cui circa 80-150.000 in Italia.
Conservazione e gestione
La Gallinella d’acqua non è considerata minacciata e di conseguenza, non è una specie protetta. È persino in grado di sopportare elevati tassi di inquinamento e non evita aree ad alto grado di urbanizzazione. Tuttavia, il periodo di nidificazione è particolarmente legato ad habitat umidi, ricchi di vegetazione palustre; quindi la sua presenza potrebbe subire delle contrazioni con la progressiva rarefazione di questi ambienti, dovuta in primo luogo agli interventi di bonifica. Per la conservazione è dunque importante il mantenimento di ampie fasce di vegetazione lungo i corsi di acqua, nonché della sotto vegetazione ripariale.
Alcune riprese di Peri Fyseos
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Mantide religiosa
La mantide religiosa (Mantis religiosa), o mantide europea, è un insetto pterigote (dotato di ali) appartenente all’ordine dei mantoidei.

Il nome di questo insetto deriva dalla caratteristica posizione delle zampe anteriori che ricorda la posizione di una persona in preghiera.
Distribuzione e habitat
La mantide religiosa è originaria dell’Africa. Oggi è ampiamente diffusa nelle aree dai climi temperati e caldi di quasi tutti i continenti, fatta eccezione Antartide e America Latina. Proprio per questo viene definita una specie cosmopolita.
Descrizione
Si tratta di un insetto di medie dimensioni dove il dimorfismo sessuale è abbastanza visibile: le femmine possono raggiungere i 9 cm di lunghezza mentre i maschi arrivano soltanto a 6 cm. Il colore della mantide dipende dalla pigmentazione predominante della vegetazione che la circonda. Se c’è una maggioranza di foglie tenderà al verde, mentre se si trova in una zona con molta paglia e grano allora l’insetto assumerà colori marroni o giallastri.
Ha un torace allungato e due lunghe antenne che spuntano dalla testa. Le zampe anteriori, che sembrano sempre in posizione di preghiera, sono dotate di spine con cui agganciano la preda. Questa zampe sono note come zampe raptatorie.
Il capo è molto piccolo ed è caratterizzato da un’importante mobilità (può ruotare totalmente). Ha sottili antenne e occhi molto pronunciati. 3 ocelli.
È un insetto dotato di ali, ma solo gli esemplari giovani e i maschi in età adulta sono in grado di utilizzarle: questo perché il peso delle femmine adulte impedisce la capacità di spiccare il volo.
Le ali vengono utilizzate soprattutto a scopi di difesa dalle minacce e, in caso di necessità, l’insetto può farle vibrare velocemente emettendo un rumore sibilante con l’intenzione di spaventare i nemici. Allo stesso modo, può aprire le zampe, per dare l’idea di aumentare le sue dimensioni.
Un altro segno molto particolare è la presenza di due macchie nere presenti sulle zampe anteriori che ricordano degli occhi , anche queste vengono utilizzate a scopo difensivo.
Alimentazione
La mantide religiosa è carnivora. Si nutre prevalentemente di altri insetti, ma in alcune situazioni più nutrirsi anche di rettili e anfibi di dimensioni superiori alle sue.
È un predatore d’agguato che si mimetizza nell’ambiente circostante.
Le prede vengono catturate dalla morsa delle zampe anteriori, che hanno i bordi dentellati e si chiudono a tenaglia.
Riproduzione e comportamento
Le mantidi sono insetti solitari che di solito vivono in modo indipendente. Si incontrano solo per accoppiarsi durante i mesi estivi, e se due o più maschi coincidono, combattono tra loro fino alla morte.
Il comportamento più noto di questa specie avviene durante la stagione degli amori , quando la femmina, una volta terminato l’accoppiamento, ha l’abitudine di nutrirsi del maschio. Contrariamente a quanto si pensa, però, questo comportamento non riguarda tutte le femmine.
Alcuni studi hanno infatti rilevato una tendenza al cannibalismo post nuziale solo nel 31% delle femmine osservate. Il cannibalismo dell’insetto a quanto pare nasce dalla necessità di assumere proteine per produrre le ooteche, ossia le sacche in cui verranno deposte le uova, e le uova stesse.
Non a caso, è stato notato che le mantidi femmine allevate dall’uomo, che hanno sempre cibo a disposizione, evitano spesso di uccidere il partner.
Curiosità
- La mantide religiosa non è velenosa e non è assolutamente pericolosa per l’uomo.
- Le mantidi sono in grado di mimetizzarsi. Il loro colore infatti dipende dall’ambiente in cui vivono: verde nelle aree ricche di prati e piante, marrone in habitat più asciutti, con grano ed erba secca.
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Lo Svasso maggiore, una specie comune e affascinante
Lo Svasso maggiore (Podiceps cristatus, Linnaeus 1758) è un’uccello dell’ordine dei Podicipediformi, appartenente alla famiglia degli Podicipedidi.
È di dimensioni medio-grandi ed è il più grande e comune tra gli svassi. La lunghezza varia tra 46-51 cm. Ha un’apertura alare di 85-90 cm e un peso intorno ai 700-1.200 gr.
Maschi e femmine della specie sono difficilmente distinguibili: la femmina ha dimensioni e ciuffi auricolari più contenuti rispetto all’esemplare maschile, per il resto risultano uguali. Lo svasso maggiore ha il becco stretto, robusto e dritto, di colore rosa carnicino, più chiaro all’apice e nero sul culmine; il collo è lungo e sottile, i tarsi sono piuttosto corti e di colore verde-olivastro e giallastro; la testa presenta il vertice nero ed ha una stria bianca sopra gli occhi; le redini, il mento e la parte anteriore della faccia sono bianchi; le guance sono bruno-rossicce; Le parti inferiori sono bianche, tendenti al sericeo, mentre i fianchi sono bruno-rossicci come le guance.(1)
Come è distribuito e dove vive lo Svasso maggiore?
Lo Svasso maggiore è una specie davvero diffusa in Europa, Asia centrale e occidentale ed è presente anche in Africa, Australia e Nuova Zelanda con altre due distinte sottospecie. Le aree di svernamento delle popolazioni migratrici europee sono comprese tra il 35° e il 55° parallelo di latitudine Nord nell’Europa nord-occidentale, nel Mar Nero e nel Mediterraneo; dunque l’Italia è una terra di svernamento per molti svassi. La migrazione verso i quartieri di svernamento si svolge tra la fine di luglio e la metà di dicembre, mentre quella verso i quartieri di nidificazione tra la metà di febbraio e l’inizio di maggio.
In Italia lo svasso è sia nidificante estivo residente, sia migratore e svernante. I contingenti in transito o svernanti nel nostro Paese provengono perlopiù dalle regioni del nord-est europeo.
Cosa mangia lo Svasso maggiore?
Lo Svasso maggiore si nutre di insetti e larve degli stessi, crostacei, molluschi, piccoli pesci, anfibi e non disdegna neppure le piante acquatiche.
La riproduzione e la parata nuziale dello Svasso maggiore
Le aree di riproduzione sono: zone umide d’acqua dolce con vegetazione palustre emergente; aree aperte e abbastanza estese, mentre le e aree di svernamento e di migrazione sono zone umide di vario tipo: laghi più o meno estesi, fiumi, canali a corso lento, lagune, e persino le acque marine costiere.
La specie è contraddistinta da una buona socialità anche durante il periodo riproduttivo. Trascorre nell’acqua la maggior parte della sua vita e tocca la terraferma solo in casi rari di assoluta necessità. È molto abile nell’immersione e nel nuoto ed ha anche un volo rapido e rettilineo. È piuttosto riluttante a prendere il volo e quando si sente disturbato preferisce allontanarsi a nuoto, o immergersi sott’acqua anche per oltre mezzo minuto.
Il periodo della riproduzione, che avviene tra la fine di febbraio ed il mese di marzo, è annunciato da complessi cerimoniali nuziali, eseguiti anche di notte e quasi sempre al chiaro di luna, ma sono osservabili anche in pieno giorno. Come avviene? I due partner si dispongono in acqua l’uno contro il petto dell’altro e si offrono reciprocamente del materiale vegetale, alzando e abbassando i caratteristici ciuffi di penne del capo. Gli accoppiamenti avvengono sul nido. Il nido galleggiante viene costruito da entrambi con steli e foglie di vegetazione palustre. Durante l’anno vengono portate a termine 1 o 2 covate di 3-5 uova l’una, che sono incubate sia dalla femmina che dal maschio per 27-29 giorni dopo la deposizione del primo uovo, cosicché la schiusa è asincrona. I pulcini sono precoci e semi-nidifughi e vengono accuditi da entrambi i genitori. I giovani sono in grado di volare ad un’età superiore alle 10 settimane.
La specie in Europa non manifesta particolari problemi di conservazione.
Alcune riprese di Peri Fyseos
Articolo scritto in collaborazione con lo staff di – Peri Fyseos – visitate il loro bellissimo canale YouTube -> Peri Fyseos.
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