Brina, Galaverna, Calabrosa: cosa sono, come si formano, differenze e analogie
Apparentemente simili tra loro, si tratta di 3 fenomeni che si sviluppano in differenti condizioni. Brina, galaverna e calabrosa spesso vengono confusi come unico fenomeno, ossia il gelo. in realtà ci sono diversi connotati che distinguono un fenomeno dagli altri due. Andiamo a vedere quali sono e soprattutto come si formano.
Brina: cos'è e come si forma
La brina è definibile come idrometeora (precipitazione) occulta, ossia che non proviene da nubi, ma si forma negli strati adiacenti al suolo. E’ composta da cristalli di ghiaccio in sospensione che, trovandosi in prossimità del terreno, si depositano su tutte le superfici. La brina è dunque il prodotto del brinamento del vapore acqueo presente negli strati d’aria interessati.
Il processo di formazione prevede che ci siano determinate condizioni di base. Innanzitutto, la temperatura dell’aria alla partenza del meccanismo deve essere superiore al punto di congelamento, dunque positiva, mentre la temperatura delle superfici sulle quali si poggerà la brina dovrà essere negativa.

Tendenzialmente, suolo, oggetti metallici e quant’altro si trova in prossimità del terreno, tende a disperdere calore molto velocemente, a causa dell’irraggiamento notturno.
Create queste condizioni, servirà che la temperatura di rugiada (dewpoint) in prossimità degli oggetti “freddi” sia inferiore a 0°C, e che il tasso di umidità sia sufficientemente alto affinché possa partire il deposito di cristalli di ghiaccio.

Galaverna: cos'è e come si forma
Anche la galaverna è definibile un’idrometeora occulta. Essa è composta da un rivestimento continuo di ghiaccio, a forma di aghi o scaglie, che si forma su ogni superficie a temperatura fortemente negativa. Condizione importante, però, è che la superficie interessata sia coinvolta in una prolungata sospensione di goccioline d’acqua allo stato liquido. Il processo di formazione della galaverna si può spiegare attraverso uno stato fisico dell’acqua: la sopraffusione. L’acqua rimane allo stato liquido anche sotto la temperatura di congelamento quando la tensione superficiale è ridotta (come nel caso delle goccioline, per via delle loro piccole dimensioni). Infine, affinché vada in porto il processo di sopraffusione, il raffreddamento deve avvenire in uno stato di quiete, quale ad esempio quello di un episodio nebbioso.
All’atto pratico, è proprio durante i fenomeni di nebbia fitta, con temperature di diversi gradi sotto 0°C, che prende forma la galaverna. Le formazioni di ghiaccio della galaverna sono abbastanza fragili, per cui possono essere rimosse facilmente.

Calabrosa: cos'è e come si forma
Così come i due fenomeni sopra descritti, anche la calabrosa è un’idrometeora occulta. Come per la galaverna, necessita di due condizioni di base: uno stato di sopraffusione del vapore acqueo in sospensione, e la presenza di nebbia.
In questo caso, però, non è necessario uno stato di quiete: infatti, a dar vita alla calabrosa, serve un consistente calo termico, e uno spostamento, tramite vento, dei vari strati nebbiosi, composti anche da goccioline di grandi dimensioni. Il vento accelera il processo di deposito delle gocce sulle superfici e, complice la temperatura, permette la formazione di una crosta molto spessa e difficile da rimuovere, a differenza della galaverna.
Tra le 3 formazioni, la calabrosa è quella che esprime maggior senso di estremizzazione della formazione di ghiaccio, per via dell’aspetto visivo impattante e dei danni derivanti dal suo peso. La calabrosa molto difficilmente può trovare un ambiente ideale a quote medie e basse in Italia. Per questa ragione, le formazioni di ghiaccio di questo fenomeno sono apprezzabili solo ad alta quota.

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